Ad oggi nessuno spazio è più monoculturale. Le persone e i loro modelli culturali di appartenenza sono esposti sempre di più allo scambio e alla fusione, viaggiando verso una direzione valorizzante della differenza del pensiero e del conglomerato etno-culturale inteso come spazio transculturale.

In questa dinamica, si distingue una figura mediante tra i contesti di origine e il quadro di arrivo, tra la cultura di appartenenza e quella del territorio che accoglie: il mediatore interculturale che diventa una risorsa pronta a partecipare alla programmazione, progettazione, realizzazione e valutazione degli interventi di politiche sociali per i cittadini stranieri su ogni territorio nel mondo.

Attraverso le sue azioni, il mediatore è generatore di rete di lavoro, inserendosi all’interno di un team multidisciplinare dove diventa un agente capace di gestire il dispositivo di mediazione interculturale nella sua complessità e  in sinergia con gli altri attori coinvolti  nell’inclusione sociale.

Le competenze del mediatore interculturale

  • Svolge attività di mediazione e di informazione tra i cittadini immigrati e la società di accoglienza favorendo la rimozione dei muri culturali e linguistici e la valorizzazione della cultura di origine
  • Decodifica e individua i bisogni del cittadino straniero (analisi dei bisogni), da una parte, e supporta il servizio territoriale italiano nel processo di risposta al bisogno individuato, tenendo conto dei riferimenti culturali dei due contesti implicati: di origine e di arrivo
  • Problem solving (analisi del contesto e delle risorse a disposizione, ricerca informazioni, definizione dell’obiettivo, creazione di un piano di intervento per risolvere il problema con gli strumenti e gli operatori necessari)
  • Ha un’adeguata conoscenza della lingua italiana e della lingua madre dello straniero o della lingua veicolare scelta ai fini della mediazione e dei codici culturali sottesi del cittadino straniero e dell’ambito situazionale in cui l’attività si svolge
  • Conosce le norme e la legislazione in materia di immigrazione nel paese di arrivo e il registro dei diritti, i doveri e le sanzioni nelle aree di intervento
  • Ha competenze relazionali come l’asscolto attivo, la capacità empatica, la neutralità e il decentramento culturale, l’osservazione, l’assertività o l’utilizzo a proprio favore dei meccanismi della comunicazione (verbale e non verbale)
  • Predisposizione alla cooperazione e al lavoro in rete con gli operatori, capacità di inserirsi in contesti già strutturati instaurando relazioni positive e costruttive (rapporti di fiducia con l’utente)
  • Buona gestione dello stress e delle emozioni (la giusta distanza emotiva),
  • Introspezione (autocritica continua per controllare i pregiudizi e accettazione dei propri limiti)
  • Capacità organizzativa (per gestire le scadenze, le emergenze, i vincoli economici e assegnare priorità)

 

Per approfondire di più:

http://www.mediatoreinterculturale.it/chi-e-il-mediatore-interculturale/

In un’ottica di aggiornamento in sintonia con le attuali esigenze a livello di politiche sociali e di migrazione, oggi il mediatore interculturale può rappresentare una risorsa che, affiancando gli operatori dei servizi pubblici e privati nello svolgimento delle loro attività, è pronto a partecipare alla programmazione, progettazione, realizzazione e valutazione degli interventi di politiche sociali per i cittadini stranieri. Il mediatore interculturale, nelle condizioni di un riconoscimento legale e all’interno del team di lavoro, diventa un agente capace di gestire il dispositivo di mediazione interculturale in sinergia con altri progetti di lavoro finalizzati all’inclusione sociale.

 

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